Volatilità Storica vs Attuale nel commodity spread trading – Sommario
- La volatilità misura la variazione del prezzo di uno strumento finanziario
- Questa variabile non è costante nel tempo
- La volatilità storica e quella attuale sono un fattore fondamentale per il posizionamento dello Stop Loss
- I software statistici sono strumenti importanti per misurare la volatilità degli spread in commodity
Volatilità Storica vs Attuale: una variabile fondamentale per il tuo piano di trading
Ti sarà sicuramente capitato di sentir parlare di volatilità sui mercati, soprattutto nei periodi in cui è particolarmente alta. In questo articolo ti spiegherò di cosa si tratta e soprattutto del perché è importante tenerne conto in fase di pianificazione di un’operazione in commodity spread. Per prima cosa, la volatilità è un importante criterio per posizionare lo Stop Loss. Il resto lo vedremo nelle prossime righe.
Cosa si intende per volatilità
La volatilità può essere definita come la variazione del prezzo di uno strumento finanziario in un determinato periodo di tempo. Ne consegue che quando la volatilità è alta, il prezzo di quello strumento finanziario tende a variare maggiormente e in maniera spesso repentina.
Per questo motivo, la volatilità è direttamente correlata al grado di rischio: ad un aumento della volatilità è, infatti, generalmente associato un aumento del rischio di quell’asset class. È facile capire come in questi momenti la gestione delle operazioni a mercato richieda più attenzione ed esperienza.
Volatilità delle materie prime
La volatilità non è costante nel tempo, ma tende a cambiare in base a fattori contingenti. Nel caso delle materie prime la volatilità può aumentare in funzione di condizioni meteo particolarmente avverse, diffondersi di epidemie, pubblicazione di report e notizie sulle stime della produzione futura, tensioni geo-politiche, decisioni in tema di sussidi, incentivi, embarghi, dazi e altre politiche tariffarie.
Volatilità Storica vs Volatilità Attuale
Generalmente si parla di Volatilità Storica in contrapposizione a quella Attuale registrata sul mercato. Entrambe sono fondamentali quando pianifichiamo un’operazione in spread, in particolare quando dobbiamo posizionare lo Stop Loss del nostro trade.
Criteri per posizionare lo Stop Loss
Lo Stop Loss può essere definito in base a diversi criteri. Innanzitutto, possiamo fissare uno Stop Loss monetario come percentuale del capitale investito. A tal proposito, la regola che ci siamo dati in Alpha4All è di una perdita massima mai superiore al 5% del capitale. In secondo luogo, lo Stop Loss può essere posizionato utilizzando segnali di analisi tecnica. In entrambi casi, è importante valutare se lo Stop Loss così definito è coerente con la volatilità dello spread.
Software statistici per misurare la volatilità degli spread
Come si misura la volatilità di uno spread? Gli strumenti che possiamo utilizzare a tale scopo sono i software statistici, come Alpha4Charts.
Il primo elemento da valutare è la volatilità storica dello spread. Questa può essere misurata attraverso la funzione “Price Continuous” di Alpha4Charts che ci consente di elaborare la seguente tabella.
Questa tabella ci fornisce una serie di importanti informazioni, tra cui, quella di maggior interesse per le finalità che qui stiamo trattando è la colonna “Maximum Adverse Excursion”, ovvero il drawdown. Questo può essere definito come la peggiore performance che lo spread, che stiamo esaminando, ha avuto nel periodo stagionale di riferimento. Il drawdown è, ovviamente, un’indicazione di una performance passata che, però, ci restituisce una prima importante misura della rischiosità dell’operazione che stiamo pianificando.
Come posizionare lo Stop Loss in base alla volatilità
Lo spread preso in esame nella tabella ha registrato, negli ultimi quindici anni, un drawdown medio di $ 1.726 passando da un massimo di circa $ 6.000 ad un minimo di $ 96. Ne consegue che per chi ha un capitale da investire di $ 20.000 e, quindi, uno Stop Loss monetario di $ 1.000 (pari al 5% del capitale), questa operazione non è assolutamente coerente con le regole di Money Management. Nel caso, infatti, il mercato prendesse una direzione contraria al nostro trade, ci troveremmo a gestire una perdita, sia pure momentanea, più alta di quella sopportabile potendo mettere a rischio l’intero nostro capitale.
Diverso è il caso di chi ha un capitale di $ 50.000 e uno Stop Loss monetario di $ 2.500 per il quale questa operazione avrebbe il semaforo verde. Tuttavia, considerare la sola volatilità storica non è sufficiente. Occorre, infatti, confrontarla con quella attualmente registrata sul mercato.
Anche per misurare la volatilità attuale possiamo utilizzare i software statistici. In particolare, da Alpha4Charts, visualizzando il grafico dello spread, notiamo come questo si è mosso generando un movimento di più di $ 9.000, quindi ben superiore alla perdita sopportabile dal nostro capitale.
Di conseguenza, la nostra operazione che, considerando la sola performance passata dello spread, aveva ottenuto il semaforo verde, deve essere completamente rivalutata alla luce delle mutate condizioni di volatilità sul mercato.
Spread volatili
Non va, infine, trascurato il fatto che lo spread, che ho preso a titolo di esempio, è tra quelli considerati più volatili. Si tratta, infatti, di uno spread intermarket tra materie prime del settore energetico.
Come regola generale, i prezzi degli spread intermarket si muovono più rapidamente di quelli intramarket e tra le materie prime, carni, energetici e metalli preziosi sono più volatili rispetto a coloniali, metalli industriali e granaglie.
Conclusioni
Un buon piano di trading è fondamentale per chiunque voglia essere profittevole in quest’attività. Conoscere la volatilità dello strumento che si vuole tradare e utilizzarla per posizionare in maniera efficace lo Stop Loss sicuramente aumenta le nostre probabilità di preservare il capitale e rimanere profittevoli nel tempo.
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