I prezzi dei future sul mais crollano dopo che gli Stati Uniti, maggiori produttori al mondo, hanno rivelato che, stando ai dati raccolti finora, le semine, quest’anno, hanno superato le aspettative, a spese delle altre granaglie, in particolare soia e grano.
USDA: analizziamo i dati
Secondo le rilevazioni eseguite dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), i coltivatori americani semineranno circa 93.6 milioni di acri di mais quest’anno, la terza area più grande dalla Seconda Guerra mondiale.
Già un mese fa si erano ipotizzati circa 90 milioni di acri ma era chiaro che le stime sarebbero cambiate, e ciò che avevano ipotizzato gli operatori tempo fa ha trovato conferma nel report di oggi.
Parliamo di un aumento di circa 5.6 milioni di acri in più rispetto all’anno scorso, quindi un aumento che, se confermato, costituirebbe il più importante degli ultimi dieci anni.
Crollo dei future sul mais
Acri in più significa aspettativa di un output extra per quest’anno – output che equivale a oltre 500 milioni di bushel in più rispetto a quelli che i trader calcolavano, considerando una resa normale e il tasso di abbandono delle aree. Questo dato ha fatto scendere i prezzi dei future.
Il contratto di Maggio è crollato, fermandosi tra il 4.2% e il $3.51 ¾ per bushel, un’ora dopo la divulgazione dei dati; quello di dicembre, essendo il primo contratto dopo il raccolto, viene considerato come un indicatore dell’incentivazione a coltivare, è calato di un 4.1% rispetto al minimo di $3.68 per ¼ di bushel.
La soia tiene duro
La discesa del mais ha avuto effetto anche sul prezzo della soia, sua rivale nelle semine primaverili americane.
La soia aveva mostrato un discreto guadagno dopo l’annuncio dell’ USDA, secondo il quale gli Stati Uniti hanno intenzione di dedicare 82.2 milioni di acri all’olio di semi. Questo dato sottolinea un declino graduale, anno per anno.
Gli investitori avevano previsto un aumento nelle semine che avrebbe dovuto toccare gli 83.1 milioni di acri.
Il prezzo dei future sulla soia è riuscito a non crollare, infatti ha resistito sotto di uno 0.3% a $9.06 per bushel per il mese di maggio, aiutato anche da un ulteriore dato diffuso, all’inizio del mese, dall’USDA relativo alle scorte americane di olio di semi, minore rispetto alle aspettative del mercato, ha fatto pensare che il dato sul raccolto dell’anno scorso sia stato sovrastimato.
“È possibile che l’ USDA sia stata troppo alta con le stime sulla produzione di soia nel 2015” ha detto Terry Reilly della Chicago broker Futures International.
Il contratto di novembre sulla soia era più basso di un 0.3%, a $9.20 per bushel, portando il rapporto soia nuovo raccolto / mais a 2.50.
Il rapporto tra il future sulla soia di novembre e quello del mais di dicembre è considerato indicatore chiave del prezzo incentivo che il mercato offre agli agricoltori per la semina delle colture rivali, con un rapporto di 2.50 è un segnale incoraggiante più per l’olio di semi che per le granaglie.
“Il meno profittevole”
Tuttavia, non è la soia a rimetterci davvero. Stando alle stime diffuse dall’ USDA, la semina più in difficoltà risulta quella del grano, per la quale gli agricoltori americani sono scesi agli 11.3 milioni di acri, un calo di oltre 2 milioni di acri, è il dato più basso dal 1972. I trader si aspettavano un almeno un 13.1 milioni di acri.
Questo calo riflette lo scarso rendimento del grano, sostengono alcuni.
“Con il grano a rivestire il ruolo della coltura meno profittevole… le rimanenze globali e quelle americane incoraggiano gli agricoltori a scegliere il mais al posto del grano,” ha affermato l’analista di Societe Generale, Chris Narayanan.
I rapporti precedenti stilati dall’USDA mostravano anche un forte calo delle semine di grano invernale per il 2015 e ci si aspetta che il raccolto del 2016 ammonti a circa 49.6 milioni di tonnellate, mai dal 1970 il raccolto era sceso sotto i 50 milioni di tonnellate.
Spunta il grano primaverile
Indubbiamente, i dati presentati danno un po’ di supporto ai future sul grano, per esempio per il grano rosso tenero invernale di Chicago con scadenza maggio, il benchmark per questo tipo di contratti, che è salito di 0.5% a $4.66 per ½ bushel.
Hanno guadagnato ancora di più i future sul grano primaverile, che per la consegna di maggio hanno toccato il massimo degli ultimi tre anni, $5.27 per bushel, prima di assestarsi sui $5.23 per ¾ di bushel, toccando l’1.7%.
Il contratto sul grano di Minneapolis con scadenza maggio ha fatto più del 7% questo mese, con un buon 2.8% di guadagno, coerente con la diminuzione delle semine negli Stati Uniti e in Canada.
Eccessiva reazione del mercato?
Alcuni esperti consigliano attenzione a usare come valore nominale le stime sulle semine, perché gli agricoltori dei paesi del grano non si sono ancora messi all’opera, i prezzi oscillano pesantemente dopo i rapporti dell’ USDA, e molti potrebbero decidere di cambiare i propri piani e incrementare le semine all’ultimo momento.
I 93.5 milioni di acri di mais stimati potrebbero rappresentare “la più grande superficie coltivata del 2016”, ha affermato Mike Zuzolo della Global Commodity Analytics, e ha aggiunto poi che la soia potrebbe, alla fine, rivelarsi “la coltura meno diffusa dell’anno”.
A seguito dei dati rilasciati ci potremmo muovere sul mercato puntando ad un ribasso del grano (wheat) o del mais (corn):
SELL wheat maggio, sia con il future standard che con il mini (YW, più conservativo).
SELL corn maggio, sia con il future standard che con il mini (YC, più conservativo).
NB: attenzione però ai prossimi dati sulle scorte e sul clima che potrebbero cambiare le carte in tavola.
Fonte: Agrimoney
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