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Spread BTP/Bund: cosa sapere per tradarlo

Spread BTP/Bund: cosa sapere per tradarlo – Sommario Lo Spread trading non avviene solo con le Commodity. Lo spread di rendimento tra due titoli di stato registra la percezione di differenza di rischio nell’investire sui due sottostanti. Tre fasi principali hanno segnato la storia dello Spread tra BTP/BUND. Mario Draghi alla BCE ha influenzato la vita dello Spread tra BTP/BUND. Spread BTP/Bund: cosa serve sapere per capire come tradarlo Nei prossimi due articoli, parleremo di un termine divenuto comune negli ultimi anni, del suo reale significato, e di come poter utilizzare le sue caratteristiche come opportunità di trading. Parleremo quindi dello SPREAD o meglio dello spread tra BTP (Italia) e BUND (Germania). Prima dello Spread BTP/Bund: cos’è la tecnica dello Spread Trading In finanza, il termine spread è molto utilizzato, e si riferisce alla distanza/differenza di prezzo di due strumenti finanziari. Esiste una vera e propria metodologia di trading chiamata appunto “Spread Trading” soprattutto sulle commodity, anche note come materie prime. All’interno del canale YouTube di Assistenza Brokers potrete trovare nella playlist dedicata numerose informazioni al riguardo, fornite da Matteo Anelli, uno dei migliori interpreti italiani, nonché Top Trader di Assistenza Brokers ed Alpha4All di questa metodologia. Torniamo però al termine spread, che si è soliti sentir menzionare nei vari notiziari di informazioni finanziarie. Il termine si riferisce alla differenza tra i rendimenti in percentuale, dei titoli di stato dell’area Euro, ed in particolare per noi italiani, tra quelli di Italia e Germania. I rendimenti dei titoli di stato che vengono presi a riferimento, sono quelli con scadenza decennale, e nel nostro caso sono i BTP (Buoni del Tesoro Poliennali) ed il BUND (Bundesanleihen). Valore spread tra BTP/BUND: cosa influenza il livello Vediamo ora da cosa è influenzato questo valore e come viene calcolato. Lo spread di rendimento tra due titoli di stato registra la percezione di differenza di rischio nell’investire su questi due sottostanti, nel nostro caso BTP/BUND. Questo rischio, chiamato anche rischio paese, è costituito da due componenti. Una è legata alla valuta in cui sono emessi i titoli di stato, mentre la seconda dalla capacità dello stato emittente, di garantirne il pagamento delle cedole di interesse ed il rimborso del titolo alla scadenza. Il calcolo si effettua in centesimi di punto percentuale. Quindi una differenza di rendimento di un 1% sarà espressa in 100 punti “base”, centesimi di percentuale. Spread… quando ancora c’era la vecchia Lira Italiana Facendo un po’ di cronistoria, la differenza di rendimento tra i titoli di stato italiani e tedeschi ha vissuto 3 fasi molto importanti. Una prima fase risale all’epoca in cui in Italia era presente ancora la Lira. Il nostro Paese sembrava lontano dal poter entrare nella moneta unica, per la difficoltà a rispettare i parametri degli accordi di Maastricht. All’apice della crisi finanziaria italiana della primavera del 1995, il rendimento dei BTP italiani era del 7% più elevato rispetto al Bund tedesco. Questa incredibile differenza di rendimento era data in primo luogo dal fatto che i BTP erano denominati in Lire. Di conseguenza, erano considerati molto più a rischio per le possibili svalutazioni della nostra moneta rispetto al Marco Tedesco. Altro fattore di rischio, era l’alto indebitamento dello Stato Italiano, rispetto alla capacità di crescita della sua economia interna, e quindi della possibilità di rimborsare i titoli alla scadenza. Quella crisi portò ad elezioni anticipate, e successivamente, alla salita al Governo dell’Italia di Romano Prodi. Il delicato Ministero delle Finanze fu affidato a Carlo Azeglio Ciampi. Come siamo riusciti ad entrare nell’Euro Dalla metà del 1996, iniziò così la seconda fase della storia dello spread tra BTP/BUND, dove gli sforzi per rispettare i parametri dell’entrata dell’Italia nell’Euro cominciarono a dare i loro frutti. Nel dicembre del 1998, quando ormai fu chiaro che l’Italia sarebbe entrata nella moneta unica, il BTP italiano rendeva 4 centesimi di punto percentuale meno del Bund tedesco, e quindi lo Spread andò a -4 punti base, risultato semplicemente stupefacente. Con la vera entrata in vigore dell’euro agli inizi degli anni duemila, lo Spread BTP/BUND si mosse tra i 10 ed i 45 punti base. In questa fase il rischio valuta era venuto meno per il fatto che entrambi i titoli erano denominati in euro. Il piccolo differenziale di rendimento era dato solamente da quel minimo dubbio, che pendeva sull’Italia, per la sostenibilità del suo alto debito pubblico e dalla capacità della sua riduzione entro i parametri richiesti dalla Commissione Europea. Questa seconda fase di relativa tranquillità, si concluse con la fine del 2007. Dai Mutui Sub-Prime Americani al fallimento degli Stati Sovrani Il 2008 portò l’inizio della peggior crisi finanziaria dell’era moderna, dando inizio alla terza fase dello spread tra BTP-BUND. La crisi di liquidità, che all’inizio colpì il settore Bancario e le obbligazioni societarie, nell’arco di due anni si spostò anche sui titoli di stato dei vari paesi. La Banca Centrale Europea si mosse in ritardo rispetto a quella americana nel tagliare i tassi di interesse, e ad immettere liquidità con il riacquisto diretto di obbligazioni sul mercato (Quantitative Easing). Questo ritardo negli interventi portò lo Spread tra i titoli di stato europei a livelli insostenibili. In quella fase, il rischio percepito della capacità di alcuni Paesi a poter rimborsare i propri debiti arrivò a livelli esasperati, andando anche a colpire la fiducia sulla permanenza nell’Euro di Paesi che ne facevano già parte. Alla fine del 2011, lo Spread BTP/Bund raggiunse il suo massimo di 552 punti base, con una spesa in interessi del 7,47% annuo sul nostro altissimo debito pubblico. Il 2012 vide due importanti eventi. La prima è l’entrata in carica del Governo tecnico di Mario Monti con l’obiettivo di portare a termine riforme necessarie ma impopolari come quella delle pensioni. La seconda riguarda l’intervento di Mario Draghi, divenuto alla fine del 2011 Governatore della BCE, Banca Centrale Europea. Grafico 1. Valore spread BTI/Bund Grafico 1. Valore spread BTI/Bund L’Era di Mario Draghi come Presidente della BCE (Banca Centrale Europea) Nel 2012 l’Europa dell’euro stava per implodere. Basti ricordare Paesi con situazioni di debito gravissime come Cipro, Irlanda, Portogallo, Spagna, Grecia ed appunto l’Italia. In quella situazione estrema, Mario Draghi nel luglio del 2012, durante la conferenza stampa a seguito della riunione della Banca Centrale Europea (BCE), pronunciò la frase che avrebbe segnato l’inizio di misure straordinarie a sostegno dell’euro. La frase pronunciata in inglese fu “we will do… whatever it takes…”, che possiamo tradurre in italiano con “faremo.. ogni cosa che sarà necessaria…” aggiungendo “… e credetemi sarà sufficiente…” . Da quel giorno, lo Spread tra BTP e Bund, così come tra BUND e gli altri titoli di stato europei cominciò a diminuire. Questo fattore, assieme alla veloce diminuzione dei rendimenti dei titoli obbligazionari, fecero diminuire la percezione del rischio di alcuni paesi tra cui l’Italia, nel rimborsare i propri debiti, così come fece sparire il rischio che alcuni paesi potessero uscire dall’euro. In questi ultimi anni abbiamo vissuto varie fasi dello Spread tra BTP e Bund, influenzate soprattutto dalla situazione politica italiana e dall’allineamento dei vari Governi che si sono succeduti alla convergenza della visione Europea. Nel prossimo articolo ci concentreremo sulle ultime dinamiche temporali dello Spread, di quali strategie implementare e quali strumenti utilizzare.

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Spread BTP/Bund: cosa sapere per tradarlo – Sommario

  • Lo Spread trading non avviene solo con le Commodity.
  • Lo spread di rendimento tra due titoli di stato registra la percezione di differenza di rischio nell’investire sui due sottostanti.
  • Tre fasi principali hanno segnato la storia dello Spread tra BTP/BUND.
  • Mario Draghi alla BCE ha influenzato la vita dello Spread tra BTP/BUND.

Spread BTP/Bund: cosa serve sapere per capire come tradarlo

Nei prossimi due articoli, parleremo di un termine divenuto comune negli ultimi anni, del suo reale significato, e di come poter utilizzare le sue caratteristiche come opportunità di trading. Parleremo quindi dello SPREAD o meglio dello spread tra BTP (Italia) e BUND (Germania).

Prima dello Spread BTP/Bund: cos’è la tecnica dello Spread Trading

In finanza, il termine spread è molto utilizzato, e si riferisce alla distanza/differenza di prezzo di due strumenti finanziari.

Esiste una vera e propria metodologia di trading chiamata appunto Spread Trading soprattutto sulle commodity, anche note come materie prime.

All’interno del canale YouTube di Assistenza Brokers potrete trovare nella playlist dedicata numerose informazioni al riguardo, fornite da Matteo Anelli, uno dei migliori interpreti italiani, nonché Top Trader di Assistenza Brokers ed Alpha4All di questa metodologia.

Torniamo però al termine spread, che si è soliti sentir menzionare nei vari notiziari di informazioni finanziarie. Il termine si riferisce alla differenza tra i rendimenti in percentuale, dei titoli di stato dell’area Euro, ed in particolare per noi italiani, tra quelli di Italia e Germania.

I rendimenti dei titoli di stato che vengono presi a riferimento, sono quelli con scadenza decennale, e nel nostro caso sono i BTP (Buoni del Tesoro Poliennali) ed il BUND (Bundesanleihen).

Valore spread tra BTP/BUND: cosa influenza il livello 

Vediamo ora da cosa è influenzato questo valore e come viene calcolato. Lo spread di rendimento tra due titoli di stato registra la percezione di differenza di rischio nell’investire su questi due sottostanti, nel nostro caso BTP/BUND. 

Questo rischio, chiamato anche rischio paese, è costituito da due componenti. Una è legata alla valuta in cui sono emessi i titoli di stato, mentre la seconda dalla capacità dello stato emittente, di garantirne il pagamento delle cedole di interesse ed il rimborso del titolo alla scadenza.

Il calcolo si effettua in centesimi di punto percentuale. Quindi una differenza di rendimento di un 1% sarà espressa in 100 punti “base”, centesimi di percentuale.

Spread… quando ancora c’era la vecchia Lira Italiana

Facendo un po’ di cronistoria, la differenza di rendimento tra i titoli di stato italiani e tedeschi ha vissuto 3 fasi molto importanti. 

Una prima fase risale all’epoca in cui in Italia era presente ancora la Lira. Il nostro Paese sembrava lontano dal poter entrare nella moneta unica, per la difficoltà a rispettare i parametri degli accordi di Maastricht.

All’apice della crisi finanziaria italiana della primavera del 1995, il rendimento dei BTP italiani era del 7% più elevato rispetto al Bund tedesco.

Questa incredibile differenza di rendimento era data in primo luogo dal fatto che i BTP erano denominati in Lire. Di conseguenza, erano considerati molto più a rischio per le possibili svalutazioni della nostra moneta rispetto al Marco Tedesco.

Altro fattore di rischio, era l’alto indebitamento dello Stato Italiano, rispetto alla capacità di crescita della sua economia interna, e quindi della possibilità di rimborsare i titoli alla scadenza.

Quella crisi portò ad elezioni anticipate, e successivamente, alla salita al Governo dell’Italia di Romano Prodi. Il delicato Ministero delle Finanze fu affidato a Carlo Azeglio Ciampi.

Come siamo riusciti ad entrare nell’Euro

Dalla metà del 1996, iniziò così la seconda fase della storia dello spread tra BTP/BUND, dove gli sforzi per rispettare i parametri dell’entrata dell’Italia nell’Euro cominciarono a dare i loro frutti.

Nel dicembre del 1998, quando ormai fu chiaro che l’Italia sarebbe entrata nella moneta unica, il BTP italiano rendeva 4 centesimi di punto percentuale meno del Bund tedesco, e quindi lo Spread andò a -4 punti base, risultato semplicemente stupefacente. 

Con la vera entrata in vigore dell’euro agli inizi degli anni duemila, lo Spread BTP/BUND si mosse tra i 10 ed i 45 punti base.

In questa fase il rischio valuta era venuto meno per il fatto che entrambi i titoli erano denominati in euro. Il piccolo differenziale di rendimento era dato solamente da quel minimo dubbio, che pendeva sull’Italia, per la sostenibilità del suo alto debito pubblico e dalla capacità della sua riduzione entro i parametri richiesti dalla Commissione Europea.

Questa seconda fase di relativa tranquillità, si concluse con la fine del 2007. 

Dai Mutui Sub-Prime Americani al fallimento degli Stati Sovrani

Il 2008 portò l’inizio della peggior crisi finanziaria dell’era moderna, dando inizio alla terza fase dello spread tra BTP-BUND.

La crisi di liquidità, che all’inizio colpì il settore Bancario e le obbligazioni societarie, nell’arco di due anni si spostò anche sui titoli di stato dei vari paesi. 

La Banca Centrale Europea si mosse in ritardo rispetto a quella americana nel tagliare i tassi di interesse, e ad immettere liquidità con il riacquisto diretto di obbligazioni sul mercato (Quantitative Easing)

Questo ritardo negli interventi portò lo Spread tra i titoli di stato europei a livelli insostenibili.

In quella fase, il rischio percepito della capacità di alcuni Paesi a poter rimborsare i propri debiti arrivò a livelli esasperati, andando anche a colpire la fiducia sulla permanenza nell’Euro di Paesi che ne facevano già parte. 

Alla fine del 2011, lo Spread BTP/Bund raggiunse il suo massimo di 552 punti base, con una spesa in interessi del 7,47% annuo sul nostro altissimo debito pubblico. 

Il 2012 vide due importanti eventi.

  • La prima è l’entrata in carica del Governo tecnico di Mario Monti con l’obiettivo di portare a termine riforme necessarie ma impopolari come quella delle pensioni.
  • La seconda riguarda l’intervento di Mario Draghi, divenuto alla fine del 2011 Governatore della BCE, Banca Centrale Europea. 
Grafico 1. Valore spread BTI/Bund
Grafico 1. Valore spread BTI/Bund 10Y

L’Era di Mario Draghi come Presidente della BCE (Banca Centrale Europea)

Nel 2012 l’Europa dell’euro stava per implodere.

Basti ricordare Paesi con situazioni di debito gravissime come Cipro, Irlanda, Portogallo, Spagna, Grecia ed appunto l’Italia.

In quella situazione estrema, Mario Draghi nel luglio del 2012, durante la conferenza stampa a seguito della riunione della Banca Centrale Europea (BCE), pronunciò la frase che avrebbe segnato l’inizio di misure straordinarie a sostegno dell’euro.

La frase pronunciata in inglese fu “we will do… whatever it takes…”, che possiamo tradurre in italiano con  “faremo.. ogni cosa che sarà necessaria…” aggiungendo “… e credetemi sarà sufficiente…”

Da quel giorno, lo Spread tra BTP e Bund, così come tra BUND e gli altri titoli di stato europei cominciò a diminuire.

Questo fattore, assieme alla veloce diminuzione dei rendimenti dei titoli obbligazionari, fecero diminuire la percezione del rischio di alcuni paesi tra cui l’Italia, nel rimborsare i propri debiti, così come fece sparire il rischio che alcuni paesi potessero uscire dall’euro. 

In questi ultimi anni abbiamo vissuto varie fasi dello Spread tra BTP e Bund, influenzate soprattutto dalla situazione politica italiana e dall’allineamento dei vari Governi che si sono succeduti alla convergenza della visione Europea.

Nel prossimo articolo ci concentreremo sulle ultime dinamiche temporali dello Spread, di quali strategie implementare e quali strumenti utilizzare.

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Scritto da Mario Padovani

Dopo una carriera di successo in aziende italiane leader nel mondo, e dopo 10 anni in Estremo Oriente, Mario ha deciso di dedicare la sua esperienza nel creare il proprio portafoglio di investimenti. Conscio che nessuno possa farlo meglio di lui, ha abbracciato la filosofia di Assistenza Brokers e Alpha4All.

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