Gestione attiva o passiva: 5 Pro e Contro per una scelta consapevole
Caro lettore ben ritrovato,
In questa guida analizzeremo 5 motivi per cui scegliere, o no, una gestione attiva piuttosto che passiva.
Prima di dare una definizione delle tue tipologie di investimento, è opportuno capire cosa intendiamo per benchmark.
Il benchmark è un parametro di riferimento, ed il suo obiettivo è quello di offrire uno strumento utile per valutare il rischio ed il rendimento del portafoglio in cui stiamo investendo.
Cos’è la gestione attiva?
La gestione attiva è una strategia di investimento con la quale il gestore punta ad ottenere una performance superiore a quella di un indice di riferimento, cioè il benchmark.
Per questo motivo, il gestore dovrà esporre il proprio portafoglio ad un rischio superiore rispetto al benchmark, con obiettivo finale quello di avere un maggior rendimento.
Quali sono gli strumenti per mettere in pratica questa strategia?
- Asset Allocation: spesso sentiamo queste due parolone nel mondo dei mercati, ma non complichiamoci la vita dove non serve. In sostanza il gestore NON dovrà puntare tutto su un unico cavallo (esempio: il mercato immobiliare americano), bensì il suo compito sarà quello di puntare su più cavalli, tenendo quelli che continueranno a crescere, ed abbandonando quelli che non hanno più energie di miglioramento nel tempo.
- Stock picking: scegliere mercati da inserire nel proprio portafoglio, con l’auspicio che siano sottostimati e che possano crescere nel tempo.
- Market timing: aumentare o diminuire l’esposizione del proprio portafoglio in base alle previsioni future dei prezzi.
Come per la politica che ha introdotto un nuovo linguaggio, il politichese, anche la finanza ha il suo linguaggio pieno di parole poco comprensibili e spesso in inglese.
Ma come possiamo gestire il nostro denaro se non capiamo nemmeno di cosa stiamo parlando?
Semplice! Utilizzando esempi reali di gran lunga più efficaci.
Quindi per rispondere alla domanda, quali sono gli strumenti per mettere in pratica la gestione attiva, immaginiamo di avere appena aperto un maneggio. L’allevatore (il gestore) dovrà scegliere dei cavalli giovani (stock picking) e dopo qualche mese valuterà se cresceranno in salute oppure no (market timing) per poi scartare chi non ha le caratteristiche ideali e tenersi i migliori su cui puntare (asset allocation).
Cos’è la gestione passiva?
La gestione passiva è una strategia di investimento con la quale il gestore punta a replicare l’andamento e le performance di uno o più indici di riferimento, cioè il benchmark.
Il concetto di questo tipo di gestione si basa su due elementi fondamentali della teoria della finanza:
- L’ipotesi di mercato efficiente, cioè se i mercati sono efficienti non è possibile batterli, ma il massimo risultato viene ottenuto replicandolo fedelmente.
- Il problema gestore/investitore, spesso chi applica questo tipo di gestione affida il proprio patrimonio ad un gestore, che per attività ha appunto il compito di gestire il portafoglio. Questo rapporto investitore-gestore non bisogna considerarlo come di amicizia e nemmeno trasparente. Giusto per fare un esempio, all’investitore non viene permesso di monitorare adeguatamente l’attività del gestore e, di conseguenza, dei propri soldi.
Prima di parlare di PRO e CONTRO, voglio provare a fare una piccola riflessione oggettiva.
Gestione attiva e gestione passiva sono complementari come un bicchiere di vino rosso delle fette di salame, infatti:
- Senza gestione attiva, il mercato perderebbe moltissima liquidità, cioè avrebbe molti meno partecipanti, dato che tutti si limiterebbero a seguire al millimetro gli Indici.
- Senza gestione passiva, ci sarebbero troppi gestori attivi, nel senso che tutti punterebbero a migliorare la performance degli Indici, ma facendo ciò sarebbe come un cane che si morde da solo la coda. Per assurdo, ci sarebbe troppa gente abile nel trovare queste opportunità di investimento e, di conseguenza, le opportunità durerebbero veramente poco.
Pro e contro
In genere si pensa che la gestione attiva sia adatta solo a chi ha una certa tolleranza al rischio, mentre quella passiva solo per i più prudenti. Entrambe le strategie presentano vantaggi e svantaggi che vale la pena chiarire e che dipendo dalle caratteristiche individuali di ognuno.
1) Controllo sul capitale
Il denaro è sì gestito da professionisti (vedi punto 3) nell’investimento passivo, ma alcune persone si sentono più al sicuro solo quando gestiscono in prima persona i propri soldi.
Tu cosa ne pensi?
2) Commissioni
Nell’investimento passivo, i costi per la gestione del capitale possono raggiungere delle cifre molto salate. Ne parliamo approfonditamente in questo articolo.
Nell’investimento attivo, l’investitore si tiene tutti i profitti, pagando solamente la Banca o il Broker, senza passare per altri intermediari.
3) Professionalità e competenze
Ovviamente, è difficile che un investitore privato abbia fin da subito tutte le conoscenze necessarie per gestire autonomamente i propri soldi, ma siamo sicuri che un gestore abbia le capacità richieste dai mercati per farci dormire sonni tranquilli?
Giusto per dare qualche numero, una piccola e semplice ricerca su Google sarà di enorme aiuto, ma te la consiglio tra 2 minuti.
4) Rischio ed aspettative
Come nella vita, anche nei mercati più rischi, più possibilità hai di guadagnarci. Per questo motivo, ogni investimento comporta un rischio, ogni rischio la possibilità di far guadagnare come di far perdere del denaro.
Preferisci perdere i tuoi soldi perché hai sbagliato autonomamente oppure perché ti sei “fidato” di un incapace?
5) Performance
In termini di rendimenti, la gestione attiva è decisamente superiore alla passiva. Chiaro, bisogna battere l’Indice!
Se ti stai chiedendo cosa ne pensiamo noi, questa è la nostra risposta.
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Ho scritto questo articolo ascoltando: Ella and Luis (1956)
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