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ETF: short o rendimento inverso?

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Gli ETF sono entrati a far parte dell’arsenale di investitori e trader già da qualche tempo. I trader più attivi, infatti hanno accolto molto positivamente questo nuovo strumento, e gli emittenti di ETF hanno corrisposto, offrendo accessi strategici a ogni più recondito angolo del mercato mondiale. Gli ETF a rendimento inverso, comunemente chiamati Inverse ETF o “bear fund”, replicano l’inverso della performance dell’indice, e si sono rivelati altamente strategici. Ma come è meglio operare? Usare la tecnica di short-selling (vendita allo scoperto) o gli ETF inverse?

ETF: come operare da ribassisti

Per poter rispondere a questa domanda, cercheremo di capire quando è meglio essere ribassisti, come vendere, come funzionano gli ETF inverse, e quale metodo si abbina meglio ai propri obiettivi o alla strategia che si sta applicando.

Quando siamo ribassisti, ci aspettiamo, in pratica, che il prezzo di un certo asset diminuirà e apriamo una o più posizioni che ci permettano di trarre profitto dall’eventuale, atteso ribasso.

Se, da un lato, molti investitori privati sono ormai avvezzi alla vendita allo scoperto di ETF o all’acquisto di Inverse ETF, dall’altro, molti sono ancora diffidenti perché ritengono questi strumenti piuttosto pericolosi. In ogni caso, questi prodotti finanziari possono rivelarsi valide componenti da inserire nel proprio portafoglio, e possono efficacemente contribuire al raggiungimento degli obiettivi che trader e investitori si sono prefissati. I mercati, ovviamente, non sempre sono in rialzo, e limitarsi a lavorare solo in acquisto vorrebbe dire perdersi tante occasioni di profitti derivanti dal mercato in ribasso.

Per massimizzare il guadagno, bisogna imparare a usare strategie di short selling e di ETF inverse durante fasi ribassiste, e quelle di acquisto durante le fasi rialziste.

 

Che cos’è la strategia di Short-Selling?

Quando comprano un ETF gli investitori si aspettano un incremento nel prezzo e, sulla scia di questa previsione, pianificano di venderlo nel futuro a un prezzo più alto a quello pagato per l’acquisto. Comprano prima per vendere poi. La tecnica di short-selling, invece, prevede di anticipare la discesa del prezzo; per cui, gli investitori venderanno al prezzo corrente, con la speranza di riacquistarli successivamente a un prezzo minore. La differenza trai due prezzi costituirà il profitto. A differenza dell’acquisto, nella strategia di short-selling si vende prima per poi comprare.

Prendiamo in esame un esempio concreto. Immaginiamo che il prezzo dello SPDR Gold Trust ( Ticker: GLD) sia sui $130, e la previsione sia ribassista. Vendiamo 100 quote di sottostante e guadagniamo $13.000 (meno tasse e commissioni). Sul conto abbiamo $13.000 ottenuti dalla vendita ma vediamo anche un -100 quote sul bilancio, il che significa che più avanti dovremo per forza riacquistare queste 100 quote, chiamate anche “copertura”. Se il prezzo sale a $150 e ci copriamo, ricomprare le 100 quote ci costerà $15,000, e quindi non avremo un guadagno bensì una perdita di $2,000, più spese e commissioni. Ma se il prezzo scendesse a $100 e ci coprissimo, spenderemmo $10,000 per ricomprare le 100 quote, guadagnandone $3.000.

Il vantaggio più grande di questa strategia è che l’investitore può guadagnare anche dal mercato in ribasso, ovvero sfruttando la discesa dei prezzi del sottostante, e quindi avere maggiori possibilità di ottenere profitto.

Non sono tutte rose e fiori, però. Infatti, accanto a una grande opportunità, abbiamo anche un grande rischio poiché, in questa tecnica, se il profitto è ben delimitato, il rischio è teoricamente illimitato. Se andiamo short, il sottostante può salire illimitatamente, obbligando l’investitore a coprire a prezzi sempre maggiori. Ad ogni modo, ciò non deve allarmare più di tanto, perché una posizione short può essere coperta in qualsiasi momento. I trader professionisti non considerano la vendita né più né meno rischiosa dell’acquisto, poiché, grazie al planning, all’impiego di stop loss, e di altri strumenti, riescono, comunque, a proteggere il loro capitale. 

 

Come funzionano gli ETF inverse?

Gli ETF inverse si muovono nella direzione opposta a quella dell’indice di riferimento. Per esempio, se lo SPDR S&P 500 (Ticker: SPY) sale dell’1% oggi, lo Short S&P 500 ETF (Ticker: SH) dovrebbe scendere all’incirca dell’1%. Questo tipo di ETF agisce prendendo più posizioni su sottostanti diversi in modo tale da replicare, in perdita o profitto, l’andamento dell’indice di riferimento.

Gli ETF inverse lavorano generalmente su base giornaliera, per cui se, per esempio, il Dow Jones Industrial Average ETF (Ticker: DIA) scende del 5% in una settimana o in un mese, lo Short Dow 30 ETF (Ticker: DOG) non salirà del 5%. Nel lungo termine, gli investitori che scelgono un ETF inverse devono aspettarsi delle differenze, in termini di profitti e perdite, rispetto a un ETF tradizionale, e ciò dipende dalla combinazione di guadagni e perdite sul prezzo dell’ETF scelto.

Diversi emittenti di ETF ed ETN propongono ETF inversi che lavorano sul mese ma, passati i 30 giorni di calendario, anche questa tipologia di ETF porta a delle differenze di prestazione.

Il vantaggio principale degli ETF inverse consiste nel guadagnare su un ribasso dei prezzi del sottostante. Presupponendo che l’investitore paghi subito per l’apertura della posizione (no leva), la perdita è limitata poiché il prezzo non può scendere sotto lo zero.

Il rischio più grande è che non sempre gli ETF si comportano come pianificato. Infatti, mentre su base giornaliera ci si aspetta un ritorno contrario all’andamento dell’indice, sul lungo termine il ritorno può variare anche notevolmente dalle previsioni.

 

Quale approccio si può definire migliore: Short-selling o Acquisto di Inverse ETF?

Diciamo che la tecnica di short-selling potrebbe essere più indicata per i trader intraday, per gli swing trader, ma anche per i trader che operano sul lungo termine. Di sicuro, la short-selling può piacere di più a chi vuole un riscontro diretto, dollaro per dollaro, infatti, la vendita di un preciso titolo o ETF ti permette di sapere che, se vendi 200 quote e l’ETF scende di un $1, il tuo profitto potenziale è di $200: se, poi, l’ETF continuerà a muoversi verso il basso, il tuo profitto potenziale continuerà a crescere di conseguenza. Il rovescio della medaglia è che, qualora venissero pagati dei dividendi, ne saresti impattato. Inoltre, se la situazione si mettesse male e la perdita diventasse consistente, potresti incappare in una “margin call” – chiamata a margine – che chiude automaticamente una o più posizioni sul conto.

Gli Inverse ETF sono ottimi strumenti per i trader intraday, poiché molti operano su base giornaliera. Nel breve termine, è più facile che le previsioni si realizzino e che gli ETF riescano a replicare più fedelmente l’opposto della performance dell’indice di riferimento; nel lungo termine i risultati potrebbero non corrispondere alle attese.

In altre parole, gli Exchange Traded-Found inverse sono più indicati per operazioni a breve termine, o per trarre profitto da un trend ben definito dell’asset, nonostante possano verificarsi disallineamenti nelle prestazioni. Se un indice come lo S&P 500 scende del 20% in un paio di settimane, si può ottenere un buon ritorno anche se lo Short S&P 500 ETF (SH) non replica esattamente la stessa performance del 20%.

 

Tiriamo le somme

Non possiamo dare una risposta definita su quale strumento sia meglio utilizzare. Entrambi hanno punti di forza e rischi, e vengono utilizzati dai trader più diversi. Gli ETF inverse potrebbero deludere sul lungo termine quindi, se si sceglie un prodotto di questo tipo, è meglio lavorare su time frame brevi. La vendita allo scoperto non presenta questo aspetto negativo, ma il rischio potenziale è più elevato e potresti trovarti a dover pagare i dividendi. Se lavori con operatività intraday, potresti usarli entrambi, mentre se ti piace operare nel lungo termine, devi pianificare e capire quale strategia è più rischiosa: gli ETF a rendimento inverso con il loro profitto, a volte, indefinibile, il rischio illimitato e l’eventuale pagamento di dividendi su posizioni short.

 

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Scritto da Il Team di AB

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